Inger scava con il movimento nei sentimenti umani più reconditi delineando un racconto danzato avvincente di quadro in quadro. La trama è leggibilissima, Aterballetto è nel suo splendore.

Maria Luisa Buzzi, Danza&Danza, dicembre 2020

Premio Danza&Danza “Miglior Produzione” 2020

Coreografia Johan Inger
Musica originale Marc Álvarez, orchestrata da MANUEL BUSTO con l’ORQUESTA DE EXTREMADURA
Dramaturg Gregor Acuña-Pohl
Scene Curt Allen Wilmer (aapee) con estudiodeDos
Costumi Bregje van Balen
Luci Fabiana Piccioli
Direttore dell’allestimento Carlo Cerri
Assistente alla coreografia Yvan Dubreuil

Durata 90’ – Creazione per 16 danzatori della compagnia

Produzione Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto
Coproduzione Ravenna Festival, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia/ Festival Aperto, Fondazione Teatro Regio di Parma, Associazione Sferisterio Macerata, Festspielhaus St. Poelten, Teatro Stabile del Veneto, Fondazione Teatro Metastasio di Prato, Centro Teatrale Bresciano, Fondazione Cariverona – Circuito VivoTeatro (Teatro Ristori di Verona, Teatro Comunale di Belluno, Teatro Salieri di Legnago, Teatro Comunale di Vicenza, Teatro delle Muse di Ancona)

 

Prima rappresentazione 9 ottobre 2020, Ferrara – Teatro Comunale
Anteprima 6 ottobre 2020, Reggio Emilia – Festival Aperto, Teatro Municipale Valli

musica originale  Marc Álvarez
orchestrazione e direzione Manuel Busto
registrazione Fundación Orquesta de Extremadura

violini Angela Moscalu, Nerses Avakimyan, Javier Borreguero, Imanol Cortés, Liana Gorgan, Fabián Romero, Susana Pérez, Marco Scalvini, Alexey Vinokurov, Liuba Vinokurov, María Balaguer, Ambrosio Castillo, Mª Pilar Martínez, Daria Ivanova, Liudmila Paladi, Ángeles Sota, Fernando Jose Pina, Dmitry Kolesnikov, Arabela De Miguel, Natalia M. Callejo
viole Viorel Tudor, Viorel Moscalu, Irina Banova, Jelena Spasovic, Malgorzata Dzieciol, David Tejeda
violoncelli Alegría Solana, David Barona, José Miguel Sancho, Enrique Hoyo, Mihaela Zare, Elena Domínguez
contrabbassi Miguel Á. Rodríguez, Federico Esteve, Gonzalo Bordes, Enric Rigau
flauti Beñat Arrieta, Jessica Crutzen
oboi José Martí, José Á. Ruiz
clarinetti José J. Gasulla, Antonio Parejo
fagotti Fernando Cuéllar, Alberto Amado
corni Lorena Corma, Xulio Varela, Gustavo Castro
trombe Sergio Novella, Salvador Ibáñez
trombone Jaime Hidalgo
timpani Víctor Segura
percussioni Miguel Á. Real, Armando Capilla
pianoforte Juan Fernando Díaz

Don Juan è la nuova produzione a serata intera della Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto, firmata da Johan Inger, che coinvolge un parterre di teatri e festival di assoluto rilievo.

La coreografia nasce dal desiderio di Inger di confrontarsi con Don Giovanni, mito paradigmatico antico e ancora contemporaneo. La commedia originale di Tirso de Molina, Molière, Bertold Brecht e l’opera teatrale di Suzanne Lilar sono solo alcune delle fonti d’ispirazione: Inger e il drammaturgo Gregor Acuña-Pohl hanno potuto consultare venticinque diversi testi ispirati al personaggio.

Nella coreografia troviamo tutti i personaggi della storia, da Donna Elvira a Donna Anna a Zerlina e Masetto. Il Don Juan può essere considerato un Kammerspiel, con sua capacità di sottolineare sfumature ed emozioni: e nel caso di questa creazione la danza diviene lente d’ingrandimento dei singoli caratteri, e svela in modo sottile ma evidente il mondo interiore degli uomini e delle donne in scena.

Ancor più importante è la connessione con la contemporaneità, disegnando un mondo abitato da un personaggio che attraversa il percorso della propria solitudine senza sfuggire a quella superficialità che sembra proprio caratterizzare i nostri giorni. E sullo sfondo si illuminano temi rilevanti, tra i quali certamente la complessità del dialogo tra generi.

Inger interpreta in modo originale soprattutto Leporello e il Commendatore. Leporello non è più il servitore di Don Giovanni, ma rappresenta l’altro aspetto della sua persona mettendo in scena la dicotomia libertà / senso di colpa, esaltata dal disegno luci di Fabiana Piccioli: qui l’spirazione, per citarne alcuni, viene da Dorian Gray di Wilde e Fight Club di Palahniuk. Attraverso una lettura innovativa psicoanalitica e freudiana, viene riscritta la relazione –nei nostri tempi difficilmente inquadrabile- di Don Giovanni con la figura del Commendatore; quest’ultimo è sostituito dall’introduzione di una “Madre”. E don Giovanni diviene un essere umano che probabilmente ha subìto il grande trauma dell’abbandono materno. Ed è quella la figura che incombe sul protagonista. In ogni incontro con l’altro il serial lover cerca la madre e per questo non può impegnarsi in nessuna relazione o situazione.

Sulla partitura originale di Marc Álvarez, creata per l’occasione e di potenziale esecuzione dal vivo con orchestra, i 16 danzatori di Aterballetto raccontano il Don Juan in un atto unico, immersi in uno spazio scenico, curato da Curt Allen Wilmer, senza connotazioni definite dal punto di vista geografico o storico: un labirinto di strutture mosse a vista dai danzatori. Diversamente dai costumi che sono molto connotati, grazie all’invenzione visiva di Bregje van Balen.

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