“È una bellezza coreografica con una grande precisione nei dettagli. Riporta a ricordi lontani di Cullberg e Kylián, ma reinterpretati da Inger in un linguaggio personale che porta, soprattutto, un’immensa sensazione di star guardando buona danza, semplicemente.”

Marta Carrasco, Abc de Sevilla

Inizia a piovere.
Quel cane che, curioso e sicuro del suo olfatto si era mosso oltre i suoi soliti confini, alla scoperta di ciò che vive lontano, perde improvvisamente la strada del ritorno, la pioggia ha inesorabilmente cancellato tutte le tracce.
È questa l’immagine da cui prende forma Rain Dogs, si materializza a rappresentare quelle complessità e quelle contraddizioni che caratterizzano il rapporto con il mondo e che segnano le relazioni con gli altri.

Quando la ricerca di un senso perde ogni punto di riferimento, l’incertezza e il disorientamento sembrano rendere impossibile il ritorno a casa, a ciò era e che non è più.
Questo è il momento in cui la solitudine e lo smarrimento si manifestano attraverso le più diverse sfumature; con ironia e drammaticità, con leggerezza o disperazione.
Il tentativo di ritrovare la via in una sorta di “scivolosa crisi d’identità” diviene condizione esistenziale.

“Ho pensato – afferma il coreografo Johan Inger – che se fossi riuscito a catturare anche solo un po’ di tutto questo allora, forse, sarei riuscito a fare ciò che volevo.”

Rain Dogs è il desiderio affrontare questi temi non nuovi, attraverso atmosfere e sensazioni in qualche modo altre, c’è infatti “un carattere esotico in Tom Waits che richiama gli Stati Uniti di Charles Bukowski, c’è un odore, ci sono dei colori che la sua voce riesce a catturare e che ci portano – come ascoltatori – a fare molte associazioni.
Non sono stato letterale in questo lavoro ma c’è qualcosa di estremamente terreno ma allo stesso tempo intellettuale e acuto in Tom Waits. Ho sentito che la sua voce funzionava bene con il mio movimento e il mondo che immaginavo; ho sentito che le sue storie e i suoi ritmi erano in sintonia con il mio linguaggio e con la mia idea. Non è certo la prima volta che tratto temi come la solitudine e le relazioni ma in questo caso la musica mi ha permesso di trovare “un’entrata diversa”, ho lavorato sugli stessi concetti ma attraverso la prospettiva di Tom Waits. Per questo non è stato affatto difficile connettere la musica alla danza.”

Coreografia Johan Inger
Musica Tom Waits
Scene e costumi Johan Inger
Luci Peter Lundin

Durata 30’ – Per 9 danzatori

RIALLESTIMENTO PER ATERBALLETTO
12 ottobre 2013, Reggio Emilia, Teatro Valli

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