Storie è una piccola antologia di frammenti danzati. Costituiscono solo una parte infinitesimale del ricchissimo universo artistico e umano dei due coreografi Diego Tortelli e Philippe Kratz.

Tortelli crea due pezzi: Preludio, in apertura di serata, è una lettera d’amore al corpo per cinque danzatori, Another story è un duetto sul gesto impossibile del 2020, l’abbraccio.

Tra passato e futuro le due creazioni di Kratz. Il duo “O” ci propone due corpi / automi, che ci obbligano a interrogarci su come potrebbe mutare il senso del contatto fisico: resterà emotivo e sentito, o diventerà seriale e alienato?
Alpha Grace, un passo a sei in conclusione di serata, è una riflessione sull’empatia, una forma di comunicazione gentile tra persone che si sentono sullo stesso piano. Anch’essa messa a dura prova dai tempi presenti.

STORIE

Serata per 6 danzatori composta da:

PRELUDIO

Coreografia Diego Tortelli
Musica Nick Cave
Luci Carlo Cerri
Assistente alla coreografia Casia Vengoechea
5 danzatori – 18′

“O”

Coreografia Philippe Kratz
Musica Mark Pritchard, The Field
Luci Carlo Cerri
2 danzatori – 12′

ANOTHER STORY

Coreografia Diego Tortelli
Musica Spiritualized
Consulenza musicale Federico Bigonzetti
Luci Carlo Cerri
2 danzatori – 13′

ALPHA GRACE

Coreografia Philippe Kratz
Musica Barrio Sur, Fela Kuti
Consulente drammaturgico Tyrone Isaac-Stuart
Luci Carlo Cerri
6 danzatori – 24′

Coproduzione Teatro Ristori di Verona
Con il supporto di Centro per la Scena Contemporanea di Bassano del Grappa per Alpha Grace

Premiere 18 novembre 2021, Teatro Melotti, Rovereto

PRELUDIO è una creazione per 5 interpreti costruita attorno ad alcuni dei più intensi brani del cantautore australiano Nick Cave, uno dei più grandi esponenti del Post Punk.

In questi suoi brani Cave affronta l’intreccio tra temi come l’amore, il “credo”, la dipendenza, l’ossessione e la perdita intersecandosi tra di loro come se stesse raccontando una storia, un vissuto che può essere percepito da tutti tramite il suo uso delle note o del tono di voce. La sua forza è che non è indispensabile capirne completamente il contenuto o la risorsa di ispirazione per poter “sentire” e “farsi sentire”. Tramite la sua opera Cave sostiene che non dovremmo andare a teatro, a un concerto, a un museo, per comprendere, ma per porci delle domande e per arricchire noi stessi, per analizzare noi stessi.

In uno dei suoi brani ho trovato la domanda che volevo pormi per questa creazione: MAH SANCTUM (il mio credo).

In cosa credo? Credo nel “corpo”, credo nella sua fragilità e forza, nel suo limite e nella sua espansione, nella sua capacità di cambiamento e costante trasformazione, credo nella sua contemporaneità, ma anche alla sua capacità di continuare a provare quelle emozioni che ci sono state tramandate; credo nella sua violenta bellezza e spaventosa fragilità. In questo lavoro ricerco soprattutto su queste ossessioni, compulsioni, dipendenze, contrasti trasformando i corpi dei 5 danzatori non in uomini e donne, ma in stimoli emotivi; stimoli che sono partecipi di poemi scritti dei quali basterebbe comprenderne il fatto che non si concludono lì sulla scena.

PRELUDIO è la mia preghiera profana, la mia lettera d’amore al corpo, il mio credo di oggi.

Diego Tortelli

Nell’estate del 2017 a Hong Kong per la prima volta due robot umanoidi hanno interagito l’un con l’altro. È diventato chiaro a tutti che un futuro, in cui l’intera conoscenza umana viene trasmessa da materiale inorganico comunicante, è a portata di mano.

“O” può essere visto come la celebrazione di questo avvenimento: due esseri umani o due robot in uno stato di trascendenza emotiva si muovono insieme al ritmo infinito dei loro cuori inarrestabili. Ma ci torna anche alla mente Hal 9000 il computer dell’astronave Discovery nel film di Stanley Kubrick, quando dice in modo illusorio: “So di aver preso alcune decisioni molto discutibili di recente, ma posso darti la mia completa assicurazione che il mio lavoro tornerà alla normalità. Ho ancora il massimo entusiasmo e fiducia nella missione. E voglio aiutarti.”

Another story vuole raccontare la nuova storia del gesto più temuto e allo stesso tempo desiderato del 2020, colpito da un’epidemia globale: l’abbraccio.
Un gesto così semplice come un abbraccio si è ora reinventato aggiungendo infinite declinazioni al suo più basilare significato, trasformandosi nel desiderio più nascosto e all’opposto in un atto quasi “terroristico”, non perdendo comunque il suo significato profondo di condivisione carnale effettiva.

Another story diventa quindi un abbraccio solitario, un abbraccio condiviso, un abbraccio violento, dolente, faticoso ed anche desiderato, nascosto, intimo, idolatrato… l’unica previsione a cui non possiamo affidarci è come questo gesto semplice continuerà la sua mutazione; quello che il coreografo Diego Tortelli intende fare è scrivergli un’altra storia da sentire e osservare mutuamente tra performer e spettatore.

Alpha Grace si rivolge al passato, all’essenziale, e in questo caso, a una delle nostre virtù forse più importanti: la compassione, l’empatia, intesa come percezione di noi stessi su un piano comune con chi ci sta accanto. Uno stato che ci permette di comprendere davvero l’altro, di non vederlo come diverso, di imparare a provare le sue stesse emozioni e così conoscerne il valore.

La parola „alpha“, simbolo dell’arcaico, si abbina alla parola „grace“,la gentilezza dal valore quasi sacrale. La creazione lascia scorrere davanti ai nostri occhi momenti di solitudine, in cui gli interpreti comunicano individualmente. Poi, progressivamente, più persone si aggiungono al quadro fino ad arrivare a un’azione di gruppo in cui le varie voci nella loro dispersione seguono un ritmo che finalmente li accomuna.

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